Formazione

Campus d’estate attenti al business

In estate, per gli italiani che lavorano c'è il problema dei figli. I campi a base di sport offrono anche un’opportunità formativa. Ma attenti alle speculazioni

di Pasquale Coccia

Dai banchi di scuola ai campus, a caro prezzo e a volte con crescita zero. La scuola chiude i battenti, e centinaia di migliaia di studenti, dalle elementari alle medie, si ritrovano con tanto tempo libero davanti. I genitori impegnati quotidianamente in attività lavorative, tamponano alla meglio, ricorrendo ai nonni, a qualche vicino, oppure alle baby-sitter per i più piccoli. I più grandi, però, si sa che scalpitano e nei grandi e medi centri urbani è pericoloso lasciarli girovagare o in compagnia di amici per l?intera giornata. Che fare, dunque, per quelle migliaia di genitori che li vorrebbero in mani sicure, ma anche impegnati in attività salutari e lontani da malevoli intenzioni? Sono sorti, dapprima in sordina e poi sempre più numerosi, i campus estivi. Sul modello americano, anche in Italia sono emerse proposte di tempo libero, che impegnano i ragazzi dai 6 ai 18 anni principalmente in attività sportive, lontani da casa in località marittime o montane, ma ora i campus rappresentano un grande giro di miliardi per numerose agenzie turistiche, che hanno fiutato l?affare. La scuola chiude le aule e anche le palestre. Gli enti locali, a parte qualche eccezione, sono assenti o si limitano a iniziative apprezzabili, ma non in grado di soddisfare le esigenze di tanti ragazzi, né si intravedono segnali efficaci di una politica qualificata del tempo libero per i giovani. A farla da padroni, sono gli operatori turistici, che hanno intercettato esigenze e mode giovanili, miscelando opportunamente sport e musica, oppure sport e lingua straniera, il tutto al costo di qualche milione a settimana. Dieci regole per evitare brutte sorprese Di seguito alcuni punti da tener presente nella scelta dei campus sportivi dettati dagli esperti dell?associazionismo di base: 1. Accertarsi che l?organizzazione disponga di un presidio medico pubblico o privato sul luogo dove si svolge il campus. 2. Ovviamente è preferibile che le società impegnino operatori in grado di effettuare il pronto soccorso immediato in grado di incidenti. 3. Verificare che i ragazzi partecipanti usufruiscano dell?assicurazione anche durante il trasporto. 4. Un?organizzazione affidabile promuove un incontro preliminare con i genitori, illustra il programma e si informa sulla presenza di casi specifici, che necessitano di particolari attenzioni. 5. Le famiglie che mandano i più piccoli, numerose le presenze soprattutto ai campus di calcio, si accertino dell?eventuale presenza di uno psicologo Asl o privato. 6. È necessario che i promotori dispongano del certificato di idoneità delle strutture sportive e relative misure di sicurezza, rilasciato dai vigili del fuoco. 7. Accertarsi che gli operatori promuovano iniziative idonee anche negli orari in cui i ragazzi non sono strettamente impegnati nelle attività sportive, in modo tale da evitare tempi morti. 8. Accertatevi che sia favorita l?aggregazione sociale, nelle ore serali. 9. Verificate che gli organizzatori dispongano di istruttori qualificati presso le federazioni sportive del Coni o gli Isef. 10. Occhio ai prezzi, naturalmente. «Negli ultimi anni si è registrata una linea di tendenza sempre più consistente dei circuiti organizzati del turismo sportivo, ed è rapidamente cresciuto l?interesse dei grossi operatori su questo fronte»,afferma Nicola Porro, sociologo dello sport e docente all?Università degli studi di Cassino (Frosinone), «Le forze dell?associazionismo sportivo di base non possono competere con i grandi circuiti, perché non basta l?impegno volontario a soddisfare le richieste di un ceto medio sempre più esigente per il tempo libero dei propri figli. Nella migliore ipotesi le società che promuovono lo sport per tutti, costituiscono una piccola joint venture con l?operatore turistico di fiducia. L?unica soluzione è quella di consorziare le realtà sportive del Terzo settore e qualificare l?offerta sul territorio», conclude il professor Nicola Porro. A condividere la tesi di Porro è anche Edio Costantini da poco insediato alla presidenza del Centro sportivo italiano – C.s.i, uno degli enti più attivi sul territorio nazionale con 150 mila volontari e 12 mila società sportive. «Ai genitori interessa ben poco la qualità del nostro progetto, per la gran parte di loro è importante che qualcuno si occupi dei figli», osserva Costantini, «Nei nostri campus, ogni anno passano circa 25 mila ragazzi tra i 6 e i 14 anni. Privilegiamo l?aspetto ludico, educativo e sociale del gruppo, poiché al centro del nostro impegno sportivo vi è la persona, mentre le agenzie rispondono alle esigenze del mercato del tempo libero giovanile secondo le regole del massimo profitto. Anche le scuole calcio estive, speculano gemellandosi con i grandi club. ?Can can? pubblicitario, qualche campione che si fa fotografare, colori sociali in bella vista. In questo modo accorrono molti ragazzi, ma pochi vengono segnalati agli osservatori dei club, gli altri sono lì per portare soldi e restano delusi. Le furberie abbondano, mentre grandi e piccoli club speculano da versanti opposti. Ritengo assolutamente necessario il consorzio di forze sportive di base», conclude il presidente del C.s.i., «altrimenti lo sport per tutti non decollerà e rischia di restare sulla carta, mentre il Coni continua a fare i suoi interessi».


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